Sua sorella socchiuse gli occhi per un istante, seccata. Con un colpo secco spostò i lacci in modo da osservare meglio le date.
«Dunque… oggi è il 28, vero?», chiese con la voce impastata e proseguì: «Direi che si tratta di una settimana e mezza. Giorno più, giorno meno». E ritornò nel suo dormiveglia.
L’altra non riuscì a rassegnarsi. Ma cosa poteva fare da sola? Iniziò a osservare il disordine di magliette sporche, polvere, qualche calzino abbandonato. Gli abiti, anche se puliti, avevano in dote qualche piegolina, una stropicciatura.
A distrarla da quell’opera di catalogazione puntigliosa fu un rumore, proveniente dal suo lato destro. Sua sorella non si accorse di nulla, ma lei ne fu incuriosita. Un bussare incessante nel quale le sembrò quasi di riconoscere un ritmo. Ma che diamine, quale vicina avrebbe mai potuto compiere un simile gesto?
Non fece in tempo a pensarlo che proprio quella vicina, stufa anch’essa dell’indolenza della compagna, le rivolse la parola.
La runner sorrise, quasi in imbarazzo per l’eleganza della nuova amica.
«Questa fanghiglia è fastidiosa. Cosa ci vuole a toglierla? O meglio ancora sarebbe correre altrove. Ma lei no, non vuole. Il panorama non è lo stesso, dice…»
«noi siamo nuove, ma ferme», sospirò la ballerina, «a volte mi chiedo se ci sia qualcosa di sbagliato in noi. Magari siamo troppo piccole o.. troppo alte?».
In un attimo fu già ora di cena, la porta si spalancò portando con sé movimenti veloci, passi frettolosi. Sara posò la borsa, si spogliò e si infilò in doccia. Solo dopo quel momento di relax riuscì ad addolcirsi, indugiando davanti allo specchio con occhio critico. Era tardi, vide la stanchezza sotto gli occhi e una caviglia gonfia che non accennava a guarire. Nulla di grave, si disse, ma quella pausa non le faceva certo piacere. Insoddisfatta guardò anche lei il calendario senza troppa attenzione. Poi spostò gli occhi dalla parte opposta e vide una delle due scarpe da ballo quasi riversa sopra quella da running.